Quando inizi a fare il giornalista ti accorgi subito che non hai semplicemente scelto una professione. Stai accettando uno stravolgimento della tua vita a ogni livello: personale, sociale e di relazione.

Ci si rende conto, quasi immediatamente, che i propri orari non coincideranno mai con quelli degli altri: le feste sono giorni di lavoro e anche i rapporti affettivi fanno i conti con turni improvvisi, telefonate notturne ed eventi straordinari. La famiglia impara presto che la tua presenza non è mai scontata.

Fare il giornalista (che – molte volte – è cosa assai ben diversa dall’esserlo), non è solo un mestiere: è un modo di stare al mondo che ridisegna il tempo, gli spazi e le relazioni stesse.

Ci riflettevo stamattina. Alzandomi come di consueto all’alba, assaporavo il silenzio di Palermo. La domenica, alle mie latitudini, è ancora sinonimo di pausa e famiglia. Per me è, ormai da più di vent’anni, un giorno come gli altri. Le notizie non conoscono weekend, né vanno in vacanza. Non ci sono confini tra giorni feriali e festivi. Roba non facile da spiegare alle mie figlie.

Probabilmente è l’unico lavoro al mondo che non misura il tempo in ore, ma in storie. Ogni giornalista sa bene che il proprio dovere è quello di essere lì dove le cose accadono, senza orologio e senza calendario. E forse, anche questo aspetto, è ciò che ci fa amare il mestiere più bello del mondo (che, tuttavia, sconsigliamo sempre a tutti).

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Redattore del Giornale di Sicilia on line. Già supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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