In questi giorni ho seguito come la discussione sulla violenza di gruppo al Foro Italico abbia seguito sorti alterne.

Contestualmente all’immediata e dura condanna di massa dei ragazzi indagati, è scattata la ricerca spasmodica dei profili social delle persone coinvolte. Questo ha portato a giudizi, considerazioni, illazioni e deliri che hanno preso forma in post, commenti, messaggi privati.

La curiosità verso eventi tragici e violenti non è un fatto nuovo per l’essere umano. C’è chi lo definisce un meccanismo naturale.

Ma con i social si è andati oltre. Oltre la notizia letta, ascoltata o vista. E, purtroppo, la direzione presa va incontro a un punto di non ritorno per la nostra società, la stessa società che un tempo aveva a cuore l’etica collettiva.

Ogni nostra azione mira a ricevere “mi piace” e ad avere condivisioni e reazioni. E’ questo che è cambiato. Che ci ha cambiati.

Ciò che, invece, non è cambiato è il dolore delle vittime, dirette e indirette. Un dolore che in questa follia social si amplifica inevitabilmente rendendoci sordi, indifferenti e aridi.

Image by Roberto Lee Cortes from Pixabay

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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