Il silenzio, come un lurido lenzuolo, è stato posto sopra il sangue di centinaia di morti ammazzati da cosa nostra. È stato adagiato sui lati oscuri della stagione stragista, su quei famigerati rapporti Stato-Mafia di cui tanto si parla e poco si sa. La morte di Matteo Messina Denaro consegna oggi intatti al nostro Paese tanti, troppi misteri.

Non in latitanza come il padre, ma sempre nel silenzio. Cosi Matteo Messina Denaro, l’ultimo latitante della stagione stragista di Cosa Nostra, custode dei segreti che hanno deviato la storia del Paese, esce di scena. E lo fa disteso in un lettino d’ospedale. Non c’è, di certo, la beffa finale messa in atto con il padre, Francesco. Il cadavere di don Ciccio venne fatto ritrovare, già vestito per il funerale, adagiato sotto un ulivo nelle campagne tra Castelvetrano e Mazara del Vallo.

Il figlio Matteo è stato, invece, catturato. Messo in regime di carcere duro e anche curato. Sì, perché la grandezza di uno Stato democratico passa anche da questo.

Messina Denaro era rimasto l’unico boss in libertà tra quelli condannati per le stragi del 1992 e 1993. Tra le prime parole pronunciate all’interrogatorio davanti al pm: “Io non mi farò mai pentito”.

Cosa porta nella tomba Matteo Messina Denaro? L’archivio del capo dei capi, Totò Riina, l’agenda di Paolo Borsellino, la corrispondenza con Bernardo Provenzano, la scelta della via stragista, gli eventuali rapporti con gli apparati deviati dello Stato… poco si sa. Certo è che tutto ripiomba nel silenzio sordo e pesante come il piombo.

Lo stesso silenzio che domina ancora oggi su una società dove la mafia si è evoluta e si serve di professionisti. Una mafia che campa sul mercato della droga. Che muove interessi locali e internazionali. E che a un certo livello rimane nell’aura dei valori.

Con la morte di Matteo Messina Denaro al nostro Paese viene lasciato un compito: ricordare. La memoria dà la continuità all’essere. E se i misteri non saranno ancora svelati, il ricordo di quel sangue versato da innocenti dovrà continuare a farsi memoria. Esercizio e celebrazione. Perché basta davvero poco perché tutto cada nell’oblio. E io non posso permettere che le mie figlie non rendano sempre onore a chi con impegno, coerenza e valore ha reso migliore questa nostra Italia.

Scarica qui l’elenco delle vittime innocenti delle mafie che ogni anno il 21 marzo, il primo giorno di primavera, si legge in tanti luoghi in Italia e del mondo ed è il frutto della raccolta paziente dei volontari di Libera che scavando nella storia dei territori in cui vivono hanno chiesto, negli anni, l’inserimento dei nomi che ne fanno parte.

https://vivi.libera.it/documenti/schede/elenco_21_marzo_2023.pdf

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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