Sanremo, al netto del parere dei detrattori, ha sempre esercitato un’influenza sugli italiani. E non solo per le canzoni che, alla fine, affrontano i soliti temi come l’amore, la bellezza, le solitudini e, con sempre maggiore frequenza negli ultimi anni, anche argomenti di impegno sociale.

Sanremo è molto di più. Tra siparietti, gag, interviste e momenti di finta improvvisazione riesce a creare un senso di appartenenza e di identità condivisa. Lega gli individui e li rende comunità. Basta scorrere i social in queste ore per cogliere, tra post, commenti, reazioni e interazioni, come ci sia stretti attorno a un evento mediatico.

Ma Sanremo ci racconta, in qualche modo, anche come saremo perché pone le basi a una visione del domani. E non solo in senso artistico. Quella che dal 1950 è la kermesse canora più longeva di sempre in Italia, va oltre.

Ieri sera ci sono stati tre momenti, scanditi e ben definiti. In modo preciso e efficace, come se fossimo all’interno di un rituale di iniziazione o di una liturgia. Andiamo ai simboli.

La Patria

Il primo momento è segnato dall’inno della fanfara del IV reggimento dei carabinieri a cavallo che, di fatto, apre la 74/a edizione del Festival di Sanremo. L’esibizione avviene all’esterno del teatro, sul green carpet, con tanto di cane mascotte, Briciola. Simbolico il fatto che venga fatto all’esterno e non sul palco. I carabinieri sembrano essere dispiegati quasi a protezione del teatro. Proiettati verso l’esterno, una prospettiva che non sarai mai inquadrata e che, quindi, resta nascosta, oscura. Il Teatro Ariston, ora tempio, ora focolare domestico, viene, quindi, protetto. La musica della fanfara esorcizza ogni paura. E il cane Briciola che scodinzola richiama al concetto di fedeltà. Nei secoli…

Dio

Ad aprire la “celebrazione” dell’edizione numero 74 di Sanremo all’interno del Teatro è un emozionato Marco Mengoni. Viene fuori gradualmente dal buio, un’oscurità che preserva il palco fino allo svelamento completo. Mengoni tace, serra le labbra ma in tre momenti cede al sorriso. Il pubblico applaude. Tutto questo per diversi secondi in un crescendo. Poi dopo un discorso introduttivo invita tutti a prendere un profondo respiro, il soffio. Nell’antica Grecia lo avrebbero definito Pneuma. E, quindi, l’ingresso di Amadeus, che Dio sembra amare davvero perché all’apertura della lingua – espediente scenografico dal forte impatto simbolico – viene fuori facendo il segno della croce. È l’inizio della liturgia collettiva.

Famiglia

Amadeus esce da questa bocca applaudendo in tre direzioni. Prima verso il pubblico, poi verso gli orchestrali alla sua destra e quindi alla sua sinistra. Il triplice gesto di inchino è fatto. Quello che potremmo definire come il ministro della liturgia lascia però il palco, l’altare, per raggiungere la sua famiglia. Da un bacio alla moglie Giovanna e uno al figlio José Alberto e via sul palco.

Patria, Dio e famiglia.

Le profezie

Manca pochissimo e poi nulla sarà più come prima”. Così ha esordito Marco Mengoni. Ovviamente riferendosi alla serata. Ma alla luce di quanto detto sopra sui simboli sembra avere tutto un richiamo dal sapore profetico. Così come il richiamo alla patria (la fanfara dei carabinieri), alla fede (il segno della croce di Amadeus) e alla famiglia (il bacio di Amadeus a moglie e figlio). Vita e identità nazionale si fondono al suono di una musica leggera che avvicina i giovani. Sempre più giovani a questa kermesse, sul palco e fuori.

In conclusione

Quanto scritto è frutto di una suggestione, quanto da me affermato sicuramente non è stato pensato dagli autori. L’improvvisazione avrà sicuramente guidato buona parte dei particolari sopra descritti. Ma resta il fatto che quanto visto è rimasto dentro milioni di spettatori, partecipanti inconsapevoli a una liturgia canora che alla musica accompagna contenuti, che allo spettacolo lega emozioni. Che nel solco di tutto questo semina visioni su ciò che è Sanremo. E che saremo.

Immagine generata con AI – DALL.E3

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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