Corre l’anno 2004 e all’università di Harvard un giovane studente di nome Mark Zuckerberg frequenta i corsi di Psicologia. Ha un amore per la programmazione. E una visione, oltre all’astuzia. E’ il 4 febbraio quando, insieme ai suoi compagni di stanza, lancia The Facebook. Un sito sviluppato con un obiettivo: vedere i volti e i nomi degli altri universitari. Oggi è il compleanno di Facebook, compie 20 anni.

E’ l’inizio di una rivoluzione. Quella dei social invasivi e pervasivi. I social che hanno dato la possibilità a ogni utente di condividere in tempo reale parole, foto, video, ricorrenze. Una connessione virtuale che ha ridotto le distanze e ha permesso alle persone di rendere partecipi i propri contatti, e non solo, di ogni aspetto del vivere. Oltre al classico “Mi Piace”, sono stati aggiunti cuori, faccine sorride e altre reazioni per rendere ancora più palese il proprio sentimento, umore e posizione di fronte a un determinato tema.

Ma come mai Facebook e Mark sui profili ufficiali non festeggiano questa ricorrenza? Una questione di opportunità e non una dimenticanza. Qualche giorno fa, proprio Zuckerberg ha dovuto chiedere scusa… Qui il post che spiega cosa è accaduto.

Ma perché non è da festeggiare il compleanno di Facebook?

Facebook ha influenzato il mondo. Ha plasmato le nostre coscienze, ha alterato la percezione della realtà. Attraverso quella timeline ricca di parole, immagini e reazioni sono mostrati a noi solo contenuti basati sulle nostre interazioni precedenti e sui nostri interessi dichiarati. Si è creato negli anni qualcosa di veramente spaventoso: una “bolla informativa” in cui le persone sono esposte principalmente a opinioni e notizie che confermano le loro prospettive preesistenti, limitando l’accesso a punti di vista diversi e contribuendo alla formazione di visioni del mondo parziali.

A questo si aggiunge anche un altro aspetto. Quello del modo in cui ci siamo ridotti a raccontare le nostre vite. Si tende a presentare il proprio vissuto in modo positivo, selezionando e condividendo i momenti più felici e attraenti perché questo aumenta le interazioni. La possibilità di applicare filtri e modificare le immagini ha di fatto alterato la percezione della bellezza e della realtà fisica. C’è la ricerca spasmodica della perfezione estetica che di fatto ha portato a una standardizzazione delle immagini, influenzando le aspettative sulla bellezza e sul corpo.

Ci sono così utenti che non sono persone. O meglio, che costruiscono identità online che rispecchiano solo la versione ideale di sé. Una versione che deve adattarsi e uniformarsi alle aspettative della comunità online.

La manipolazione dell’Algoritmo

Ultimo e peggiore degli aspetti: l’algoritmo. Gli algoritmi delle piattaforme sociali determinano quali contenuti vengono visualizzati dagli utenti. Sono progettati per massimizzare l’engagement, spesso mostrando contenuti che suscitano forti reazioni emotive. Questo può amplificare la polarizzazione e contribuire a una percezione distorta della realtà, enfatizzando argomenti controversi o estremi.

Siamo, quindi, certi che sia il giorno di festeggiare Facebook? Sicuramente è un giorno da non dimenticare.

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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