Viaggio nel tempo. Capitolo 1. Stavo ordinando scaffali e armadi. Durante un “giro di perlustrazione”, con la coda dell’occhio riconosco nell’ultimo ripiano il mio vecchio Hp.

Un notebook serie Pavilion ZE4400. Lo avevo comprato per potere lavorare agilmente anche fuori casa o lontano dalla redazione. Ai tempi non era tra i più voluminosi, anche se… sapete quanto pesa? Siamo oltre i 7 chili. Per la precisione 7 chili e 25 grammi. Lasciatemi per un attimo dare spazio a quel pizzico di animo nerd che non ha mai preso in me il sopravvento. Vi parlo di questo modello. Processore: AMD Athlon 1.47GHz. 128 MB di SDRAM preinstallata. Display TFT è a matrice attiva da 14,1 pollici ZGA. Un display a cristalli liquidi in grado di visualizzare una risoluzione in pixel di 1024 x 768. Acceleratore grafico ATI Radeon mobile. 16 MB di memoria video dedicata per l’acceleratore grafico. Disco rigido da 120 gigabyte ATA5700. Il sistema operativo Windows XP Home Edition.

Torniamo al momento emozionante. Cerco l’alimentatore. Lo trovo. Lo collego alla presa. Temendo un cortocircuito lo collego lentamente, molto lentamente. Il sistema si riavvia.

Il suono di apertura di Windows è la prima spallata agli inizi degli anni Duemila. La prima cosa che guardo è l’orologio in basso a destra. Mi accordo che spunta quella che presumibilmente è la data del mio primo giorno di utilizzo. Indica l’1.43 del 6 febbraio del 2005.

Cerco i browser presenti. Il primo che mi compare è Internet Explorer (sì, proprio lui). Clicco. La cache di Internet Explorer ha conservato l’ultima homepage di Libero aperta con quel pc, nel 2008.

Sfoglio i programmi. C’è winamp con playlist ancora salvate. Gira tutto che è una meraviglia. Guardo vecchie foto, file incredibilmente dimenticati. Brani musicali che avevo composto durante gli anni di gioventù (tra liceo e università). E ancora tanti progetti di siti web.

E’ stato un viaggio nel tempo. Meraviglioso.

Mi sono soffermato a lungo su quanto vedevo. E pensavo che erano passati dall’utilizzo di quel pc portatile solo 13 anni. Eppure a livello informatico sembra essere trascorsa un’era. I passi in avanti della tecnologia sono stati impressionanti.

Per me che faccio parte di quella generazione che ha vissuto a cavallo tra due mondi è stata una doccia fredda. Se da una parte, infatti, sono nato e cresciuto nel mondo analogico, quello dell’infanzia e dell’adolescenza. Dall’altra il mondo digitale l’ho pienamente vissuto e metabolizzato dalla fase post adolescenziale in poi.

Faccio parte di quella generazione che ha vissuto la tecnologia servendosi di una cultura di processo. Abbiamo visto nascere Internet e il web come oggi è conosciuto. Sappiamo come si arriva a certi livelli. Quando parliamo di algoritmi ritornano alla mente gli esercizi sul quadernone di informatica: “if then else” o “for to do”…. Le generazioni successive alla mia fanno i conti con una cultura di risultato.

Non so cosa ci riserverà il tempo. Ma di certo attendo la terza fase. Difficile da riconoscere e ancor più difficile da interpretare.

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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