Domani, 13 febbraio, ricorre un anniversario particolare. Vent’anni fa, per la prima volta, ho avuto tra le mani un tesserino. Era il 13 febbraio del 2004 quando il mio nome è stato ufficialmente inserito nell’Albo nazionale dei giornalisti. Ricordo ancora il momento in cui è arrivata la lettera a casa. Mittente: il Consiglio regionale dell’Ordine dei Giornalisti, che si trovava ancora nella sede di via Francesco Crispi a Palermo.

Una lettera firmata dall’allora presidente Bent Parodi di Belsito. Bent, una persona straordinaria, un collega che ho avuto la fortuna di conoscere e con cui ho condiviso piacevoli e profonde chiacchierate, in redazione e a Villa Giulia. Lui era già in pensione quando io ho iniziato il mio percorso, nel 2001. Lui di tanto in tanto passava da via Lincoln. Tanti ricordi affollano la mente ripensando a quel periodo. Un contesto distante anni luce da quello attuale.

Un senso di vertigine è inevitabile. Ero a cavallo della più importante fase di transizione, analogico-digitale. In quegli anni cominciavamo a sperimentare l’ebbrezza della banda larga, mettendo nel ripostiglio il vecchio modem 56k. Microsoft Windows XP era il sistema operativo per antonomasia. Google stava crescendo come motore di ricerca e, proprio in quell’anno, nel 2004, nasceva anche Gmail e Facebook. C’era Mozilla Firefox come alternativa open-source a Internet Explorer. Pure il web stava cambiando fisionomia. Con l’arrivo dei social si preparava a nascere – o meglio ad affermarsi – il web 2.0. Non c’era Spotify ma la musica la portavamo ugualmente in giro con i nostri lettori mp3. E cominciavano i confronti sui modelli di telefonino. Nokia, Motorola, Sony Ericsson… le prime fotocamere integrate. A casa ci stavamo liberando dei vecchi televisori con il tubo catodico ed entravano tv al plasma e a cristalli liquidi che cominciavano a dare del tu all’alta definizione.

La mia avventura nel mondo del giornalismo era iniziata già da un paio d’anni. Nel 2001 approdo a “Il telefono dei lettori”, una fucina di cronisti. Una sorta di redazione distaccata del Giornale di Sicilia, guidata dal collega Piero Cascio, oggi vicecaporedattore del Giornale di Sicilia. Eravamo una bella squadra e molti di quei biondini sono adesso affermati professionisti. Ci si confrontava con un flusso interminabile di segnalazioni su buche, rifiuti, tombini, potature, servizi, trasporti… Ogni protesta che arrivava per telefono o fax (sì, c’erano i fax), veniva assegnata e il primo compito era verificare andando sul posto. Poi si concordava con Piero il da farsi. Si programmavano le interviste, si cercavano le repliche, si organizzava la foto con il fotografo di turno e ci si metteva a lavorare sul pezzo: poteva essere un’ariosa apertura da 50 righe, un dignitoso taglio da trenta, un nobile fogliettone da 45 o, nella peggiore delle ipotesi, una breve da dodici. In ogni caso era tanta l’emozione l’indomani quando la propria firma compariva sul giornale in edicola. Qualche mese più tardi, nel 2002 è cominciata per me l’avventura con la tv e la radio, Tgs e Rgs. E da lì un crescendo di esperienze.

Oggi, a distanza di vent’anni da quella mia iscrizione, ritengo che questa professione sia una delle più belle e più nobili che ci sia. Seppur calpestata, derisa, umiliata e oggi mortificata e sporcata da leggi bavaglio che stanno mettendo a rischio dei diritti, resta un caposaldo per ogni democrazia. E’ per me un orgoglio l’iscrizione all’Albo dei giornalisti. Specialmente in una terra come la Sicilia. In questa folle e abbandonata isola le pagine di cronaca sono state scritte anche con un inchiostro rosso, quello fatto dal sangue di coloro che per informare hanno pagato con la propria vita. Hanno lavorato fino alla fine per garantire un diritto ai cittadini: quello di essere informati.

Giuseppe Alfano, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Giovanni Spampinato.

Ricordando questi nomi e con questa responsabilità sulle spalle, tutti i santi giorni lavoro nella speranza che la coltre di irredimibilità si assottigli sempre più. E questo può avvenire grazie all’impegno, al coraggio e alla volontà anche dei tanti siciliani liberi che credono con forza nel riscatto di questa Terra.

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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