Comunicare è informare, un motto che ho lanciato qualche tempo fa su questo blog. Che diviene oggi copertina del sito.

Comunicare è informare. Un’esortazione ma anche un richiamo ai doveri del giornalista. La comunicazione aleggia su un mare agitato. E il giornalista, oggi più che mai, deve fare i conti con un contesto mutato a livello sociologico e, anche, psicologico.

I social media hanno, di fatto, messo ai margini qualsiasi altra realtà virtuale. Blog, siti vetrina e portali sono diventati desueti. Almeno nella forma. Se non nei contenuti stessi.

Gli algoritmi penalizzano l’immissione continua di link. Cala la visibilità di questi post e, quindi, le interazioni generate (perché mai una realtà come Facebook, ad esempio, dovrebbe favorire la diaspora dalla sua terra promessa). Dall’altro lato c’è l’utente. Questo è sempre meno portato ad abbandonare una piattaforma, sicura e compatta, come un social per tuffarsi nel turbolento e insicuro mare del web.

L’App diventa una sorta di confortevole recinto in cui condividere pensieri, foto, video… insomma, quotidianamente compiliamo centinaia, se non migliaia, di moduli di informazione… a nostra insaputa. Ogni condivisione rispecchia noi. Le nostre abitudini, i nostri gusti, le nostre preferenze, le nostre relazioni.

Nell’era dei Big Data dovremmo rifarci al kierkegaardiano timore e tremore per definire il nostro stato d’animo davanti a quanto sta accadendo. Ci siamo resi, colpevolmente, schiavi di una gabbia fatta di regole e parametri.

Il compito di chi fa informazione è sapere oggi comunicare e intercettare i flussi. Saper parlare il linguaggio informatico. Perché attraverso quel tipo di linguaggio possiamo garantire diffusione ai contenuti.

Avere uno spazio virtuale indicizzato, al di fuori dei circuiti social, può essere una garanzia di libertà e indipendenza. Lontano da logiche complesse di censura o di limitazioni. I social network, cui viene data la responsabilità di avere ammazzato i blog, non riescono a mantenere una memoria viva. Pensiamo, ad esempio, ad una ricerca chiara e immediata dei contenuti su facebook. Provate a ritrovare oggi qualcosa di particolare che avete pubblicato nei mesi scorsi… Post o condivisioni, fatte sui profili privati, rischiano di rimanere relegati ad un determinato “giro di amici” e diffusi solo in un determinato arco temporale. Il tutto assorbito, comunque e sempre, da quel continuo e misterico aggiornamento del newsfeed. Il blog è il luogo perfetto per conservare la conoscenza.

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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