La casa di Battiato. La casa di Morgan. Tutte e due fuori. Tutte e due dentro. Il principio

aristotelico di “non contraddizione” lo mettiamo da parte. Nell’era dei social è possibile dire, nello stesso momento, una cosa e il suo contrario. Lo si può fare con disinvoltura senza essere tacciati di nulla. Perché è nel nulla e il nulla che questa era produce. Una produzione che prende forma nel ticchettio di milioni di tastiere o display. Compreso quanto scritto dal sottoscritto.

Mi definisco da decenni Provinciale dell’Orsa Minore. Franco Battiato è per me un riferimento artistico. E non solo. A lui devo molto nel percorso di crescita spirituale e nell’itinerario di ricerca lungo le strade assolate del pensiero. Nel suo cammino artistico – dalla musica alla pittura sino al cinema – Battiato ha sempre lasciato tracce importanti. Frammenti di un insegnamento sconosciuto. Frammenti che il vento della realtà-virtuale ha, in parte, disperso. Anche in alcuni fedelissimi.

Ultimamente, attorno a Franco Battiato si è diffusa – soprattutto sui social – un‘angosciante ricerca della verità. La verità sulla vendita della sua abitazione, della sua villa alle pendici dell’Etna. Dai link acchiappaclick agli annunci immobiliari. Dai video promozionali alla raccolta firme. Sino ad arrivare a eventi e mobilitazioni. Il flusso appare inarrestabile.

Al momento vivo tutto questo come un cammello in un grondaia. In questa illustre ed onorata società, mi sfugge il motivo per cui ci si debba preoccupare in modo così affannoso delle sorti dell’abitazione di Franco Battiato. Della sua abitazione. Con una modalità che alle volte rasenta il surreale. C’è chi si erge, ingenuamente e in buona fede, a custode e chi, volendo essere cinici, si proclama indirettamente tutore di volontà e di beni di una persona che – messa in questo modo – apparirebbe come incapace di intendere e di volere (stanno così le cose? Chi può esserne certo?).

Ci sono smentite e conferme che si alternano con la stessa velocità con cui lasciamo il pollice alzato ad un post. E tutto scorre. Scorre come le polemiche sulle foto e sullo stato di salute dello stesso Battiato. Un voyeurismo digitale che si esaurisce nell’accanimento terapeutico contro una timeline in cui scorrono velocemente tragedie e commedie. Ecco, forse questo è il principio attivo di quell’anestetizzante dell’anima che ci stanno somministrando ormai da qualche anno. Non capiamo più nulla. Incaselliamo tutto come prioritario, tutto come temporaneo. Uno svuotamento della memoria resetta qualsiasi movimento dell’animo umano.

Fino a qualche tempo fa si discuteva animosamente di un’altra abitazione, quella di Morgan. Anche lui artista a me caro. E’ vero che, in questo caso, è stato lo stesso Marco Castoldi a sollevare il polverone su una vicenda dai contorni poco chiari. Ma tutto il dibattito ha assunto contorni inquietanti.

Ciò che di chiaro resta è il fan che si accanisce e si innamora anche di ciò che non definisce un artista, né tantomeno lo colloca. Il fan si scontra e si illude, applaude e fischia. Dimenticando che alla pioggia di settembre è sempre affidato il compito di risvegliare i vuoti di alcune stanze. Stanze che non hanno pareti, né alberi. Ma che abitiamo quotidianamente. Un luogo che stiamo lasciando senza protezioni, né finestre. E nella solitudine cui ci stiamo condannando dimenticheremo di raccogliere il testamento più importante di un artista. E ricordiamoci che il tempo perduto – chissà perché – non si fa mai riprendere.

Lascio agli eredi l’imparzialità, la volontà di crescere e capire
Uno sguardo feroce e indulgente per non offendere inutilmente

Lascio i miei esercizi sulla respirazione
Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione

Lascio agli amici gli anni felici delle più audaci riflessioni
La libertà reciproca di non avere legami

E mi piaceva tutto della mia vita mortale
Anche l’odore che davano gli asparagi all’urina

We never died
We were never born
We never died
We were never born

Il tempo perduto chissà perchè, non si fa mai riprendere
I linguaggi urbani si intrecciano e si confondono nel quotidiano

Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza
L’idea del visibile alletta, la mia speranza aspetta

Appese a rami spogli, gocce di pioggia si staccano con lentezza 
Mentre una gazza in cima ad un cipresso guarda

Peccato che io non sappia volare, ma le oscure cadute nel buio
Mi hanno insegnato a risalire

E mi piaceva tutto della mia vita mortale
Noi non siamo mai morti e non siamo mai nati

We never died
We were never born
We never died
We were never born

Testamento (2012) – Franco Battiato

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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