Caso vuole che anche oggi si parli di gaming. In queste ore si susseguono titoli sensazionalistici su un giovanotto di belle speranze che sarebbe riuscito nell’epica impresa di “vincere Tetris”.

La domanda di base è: ma Tetris ha un finale? Come si vince?

Quello che la geniale mente di Alexey Pajitnov ha partorito nel 1984 ha resistito al passare del tempo e continua a catturare l’attenzione di giocatori di tutte le età grazie a quelle che possiamo definire le due le chiavi del successo: la semplicità del suo gameplay e la sfida sempre crescente.

Sì, perché Tetris è un gioco senza un vero “finale”.

La vittoria in Tetris non si misura come in molti altri giochi, dove c’è un chiaro obiettivo da raggiungere o un avversario da sconfiggere. In Tetris, la vittoria è personale e continua ad essere sfidata a ogni livello raggiunto. La chiave per “vincere” risiede nella capacità di resistere il più a lungo possibile, ottenendo il massimo punteggio.

Insomma, tutto si basa sull’abilità nel ruotare e posizionare i blocchi man mano che la velocità del gioco aumenta. Uno spazio vuoto può diventare un ostacolo insormontabile se si aggiunge l’elemento velocità. Man mano che il tempo passa, la caduta dei blocchi si accelera.

C’è chi sostiene che Tetris insegni la resilienza. Non c’è un vero “game over”, solo la possibilità di migliorare. Insomma la vittoria in Tetris è personale, misurata dai progressi fatti e dai punteggi ottenuti.

E allora perché leggiamo titoli in cui un tredicenne americano dice di “finire” Tetris?

Perché un titolo del genere acchiappa click. E perché, al netto di una possibile malafede, forse ci si muove in un terreno di cui non tutto pienamente si conosce.

Cosa è successo in realtà?

Il giovanotto è arrivato al livello 237 (Chapeau!) ed è lì che la povera console va in crash. Insomma il software si blocca a causa di un’anomalia del programma stesso, un glitch, un errore non prevedibile. Un difetto del sistema.

Ecco, quindi, spiegata la vittoria. O meglio la sconfitta. Del software.

E aleggia già il dubbio di un messaggio nascosto, di un meta-messaggio. Pensate in un momento storico dove la guerra fredda è tornata di moda cosa possa voler dire che un ragazzino AMERICANO di 13 anni batta un gioco RUSSO nato 40 anni fa.

Ovviamente si scherza 😅

Immagine generata con AI con tecnologia DALL•E 3

By Giovanni Villino

Giornalista professionista e siciliano creativo. Supervisore editoriale e vicecoordinatore di redazione di Tgs, Telegiornale di Sicilia. Appassionato di social media e sostenitore del citizen journalism.

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